CAVE DELLA PIETRA DI MOLTRASIO
Lungo il sentiero si incontrano le cave della pietra di Moltrasio.
Ci sono tre insediamenti dismessi, dove si possono ancora vedere i faraonici lavori di estrazione che l’uomo ha fatto fino alla fine del secolo diciannovesimo.
Da apprezzare sono i selciati costruiti per il trasporto a lago e le imponenti costruzioni di muri a secco.
La pietra che si estraeva era composta di calcari marmosi del Lias inferiore e tecnicamente era conosciuta come Calcare del Medolo o Calcare Selcifero Lombardo o Lombardischer Kieselkalk. Alla vista si presenta con una variazione di colori dal grigio chiaro al nero, ricca di noduli di selce ben stratificati.
La pietra estratta in queste cave era comunemente chiamata di Moltrasio e per il calcare di miglior qualità dava il nome a tutte le pietre simili estratte nelle numerose cave del territorio italiano e svizzero tra il Lario e il Ceresio.
Era facilmente estraibile, sfruttando le direttrici di debolezza parallele ai piani di strato o venature e alle disgiunzioni verticali dette ‘litoclasi’, cioè spaccature naturali che frammentano l’ammasso roccioso.
La pietra di Moltrasio era già utilizzata nell’epoca romana.
Nel “Regestro per documenti di Moltrasio”, edito nel 1904, sono contenuti manoscritti che documentano l’attività estrattiva fin dal dicembre 1058.
La cava del Niascio era nota per le sue pietre in lastre e blocchi di grosse dimensioni.
La pietra era utilizzata comunemente per la costruzione di edifici comprese le coperture dei tetti con le caratteristiche lastre sottili conosciute come ‘piode’.
Como è una ricca testimonianza per l’utilizzo della pietra moltrasina nella costruzione delle mura, del Duomo e altri importanti edifici pubblici.